Pittura digitale, 40x40
In questa opera ho voluto ritrarre in pittura digitale Virgin X,
artista Queer, cantante e performer.
Ho scelto di rappresentare tale Artista, di cui ho grandissima stima, proprio per la sua autenticità nell'essere Queer. Il termine queer in Italia è spesso usato come sinonimo di LGBT, ma in realtà il movimento Queer nasce in contrapposizione agli stereotipi diffusisi nell'ambiente gay ed è più che altro un termine politico, spesso usato da coloro che sono politicamente attivi, da chi rifiuta con forza le tradizionali idee riguardanti il genere e l'orientamento sessuale, in quanto propugnatrice dell'idea che il genere sia un costrutto sociale e che l'espressione di genere che riteniamo "normale" sia dunque infondata. Come si può vedere dall'opera, Virgin X ha caratteristiche considerate prettamente maschilli come i baffi, associate ad altre considerate prettamente femminili come il trucco. Una persona Queer rigetta le comuni regole di espressione di genere, mescolandole in quanto non vi è un fondamento reale di ciò che è considerato maschile e femminile, ma soltanto un condizionamento cui veniamo sottoposti dalla nascita.
Questo condizionamento deve essere estirpato in oggi forma che opprima una libera espressione di genere e di scelta.
Non si parla di abiti e trucco, ma del fatto che un uomo venga considerato tale in base ad un pene e una donna in base ad una vagina, quando ciò che siamo è nel nostro cervello, non tra le nostre gambe.
Profilo Artistico
Amo da sempre sperimentare e creare qualcosa di nuovo, per questo sono passato dalla carta alla tela, dalla tela al digitale, per poi combinarli in una ricerca artistica cui non intendo porre fine.
Per me la sperimentazione è parte integrante delle mie opere.
Mentre creo opere le viviseziono, sovrappongo, passo dal reale al digitale e viceversa, creo dalla distruzione e distruggo dalla creazione, il mio modo di creare è molteplice e la distruzione passa anche dallo scardinare impostazioni e stereotipie sociali.
Ogni mio quadro cela una critica sociale più o meno esplicita.
Il mio attivismo in campo sociale è stato inglobato nelle mie opere in modo naturale e spontaneo.
È così che iniziai ad esporre internazionalmente partendo proprio da qui, da Artebo, quando un Gallerista mi contattò e mi chiese se volessi esporre.
Quel Gallerista è Roberto Lacentra, che vide in me qualcosa che non mi ero mai permesso di vedere e che credette in me.
È trascorso il tempo e con esso sono arrivati i cambiamenti e la rinuncia ad esporre per vari anni.
Esporre qui di nuovo mi dona un entusiasmo che credevo perso per sempre.
Creare mi è necessario per respirare, per essere, per esistere.